Néstor Kirchner : eroe dell’ indipendenza dell’Argentina

November 09, 2010

Di Mark Weisbrot
The Guardian Unlimited, 27 Ottobre 2010

La  morte improvvisa  di Néstor Kirchner rappresenta oggi una grande perdita, non soltanto per l’ Argentina ma per tutta la regione e per il mondo intero. Kirchner assunse la presidenza del suo paese  nel maggio del 2003 quando l’ Argentina si trovava nella fase iniziale della  ripresa dopo una terribile recessione. Il ruolo che giocò  nel riscatto dell’ economia argentina si può  paragonare al ruolo che svolse  Franklin D. Roosvelt negli Stati Uniti durante la Grande Depressione. Come Roosvelt, Kirchner ha dovuto difendersi non soltanto da  interessi economici colossali  ma anche dalla maggior parte dei professionisti dell’economia,  che sostenevano che le sue politiche avrebbero portato a un disastro. Si è dimostrato che si stavano sbagliando e che lui invece  aveva ragione.

La recessione in Argentina negli anni tra il  1998 e il 2002 può essere paragonata alla Grande Depressione degli Stati Uniti in termini di disoccupazione, (giunta  a punte del  21%), e di calo della  produzione (più o meno il 20% del PIL). La maggior parte degli argentini, che fino a quel momento avevano  goduto di livelli di vita tra i più alti dell’ America latina, furono spinti al di sotto della linea di povertà. Tra il dicembre del 2001 e il gennaio del 2002 il paese sperimentò una massiccia inflazione, un  insolvenza nei pagamenti di portata storica mondiale pari a di 95 miliardi di dollari   e il collasso del sistema finanziario.

Sebbene alcune delle  politiche economiche ortodosse che assicurarono una rapida ripresa fossero state  già avviate durante  l’anno precedente all’ insediamento di Kirchner, egli dovette poi continuare ad applicarle fino in fondo, nonostante le difficoltà, per far sì  che l’ Argentina potesse diventare  l’economia con il maggior tasso di crescita della regione.

Una grande sfida venne dal Fondo Monetario Internazionale (FMI). Il Fondo aveva giocato un ruolo importantissimo nel collasso dell’economia, appoggiando – tra le varie  politiche sbagliate – un tasso di cambio sopravvalutato, con un indebitamento e un tasso di interesse crescenti. Quando l’economia argentina inevitabilmente giunse al collasso, il FMI non offrì aiuto, ma soltanto una serie di condizioni che ne impedivano il recupero.  Il FMI stava cercando di ottenere soltanto migliori condizioni di pagamento per i detentori del  debito. Kirchner rifiutò  invece  ad accettare le condizioni dei pagamenti e il FMI si negò  a rifinanziare il debito.

Nel settembre del 2003, lo scontro  giunse al culmine nel momento in cui  Kirchner non assolse temporaneamente il  pagamento  al FMI  invece di accettare le sue condizioni. Fu un passo straordinariamente coraggioso – nessun paese di reddito  medio aveva mai omesso  al pagamento del FMI. Lo aveva  fatto soltanto un gruppo di stati falliti o  paria come l’ Iraq o il Congo. Questo perché si credeva che  il FMI avesse il potere di  tagliare i crediti commerciali ai paesi  insolventi. Nessuno sapeva veramente  cosa sarebbe accaduto. Ciò nonostante  il FMI si tirò indietro dalla contesa rifinanziando il prestito.

L’ Argentina continuò a crescere alla media di un tasso dell’ 8% annuo durante tutto il 2008, liberando dalla  povertà più di 11 milioni di persone in un paese di 40 milioni. Le politiche del governo di  Kirchner,  dentro le quali c’erano   l’obiettivo del Banco Centrale di ottenere un tasso di cambio reale stabile e competitivo e la mano  pesante contro i creditori mancanti  –  non erano  popolari a Washington e nemmeno tra i  mezzi di comunicazione commerciali. In ogni caso  funzionarono.

Lo scontro vincente  di Kirchner con il FMI giunse in un momento in cui l’influenza di quest’ ultimo era in rapida discesa   dopo il fallimento delle sue politiche  durante la crisi economica asiatica precedente al collasso argentino. Si dimostrò al mondo che un paese poteva sfidare il FMI e sopravvivere per raccontare la sua storia. In tal modo il FMI continuò a perdere potere e influenza  in America latina e tra i paesi di reddito medio in generale. Dal momento che il FMI rappresentava in quel momento anche il mezzo più importante con cui Washington esercitava la sua influenza sui  paesi di reddito medio e basso,  questo ha contribuito anche alla fine dell’ influenza degli Stati Uniti,  specialmente nell’ ambito della recente indipendenza conquistata dal  Sud America.

Kirchner ha giocato   un ruolo importante nel consolidamento di questa indipendenza, lavorando con altri governi di sinistra, come con quello del  Brasile, del  Venezuela, dell’ Ecuador e della Bolivia. Attraverso organismi come l’ UNASUR (l’ Unione delle Nazioni Sudamericane), il MERCOSUR (Mercato Comune del Sud) e numerosi accordi commerciali, l’America  latina fu capace di cambiare drasticamente il suo cammino. Tali governi hanno sostenuto  con successo il governo della Bolivia  contro la sfida extraparlamentare  della destra nel 2008 e più recentemente hanno appoggiato l’Ecuador contro il colpo di Stato alcune settimane fa. Sfortunatamente non sono riusciti  a  ribaltare  il colpo di Stato militare in Honduras dello scorso anno, riuscito con l’ appoggio decisivo degli Stati Uniti. L’ Argentina insieme con l’UNASUR però continua a rifiutare  la riammissione dell’ Honduras all’interno dell’ OSA (Organizzazione degli Stati Americani) nonostante le forti pressioni di Washington.

Kirchner ha conquistato  inoltre il rispetto delle  organizzazioni di difesa dei diritti umani per la sua volontà  di sottoporre a giudizio e chiedere l’estradizione di alcuni dei militari accusati di aver commesso  crimini contro l’umanità durante la dittatura del 1976-1983,  ribaltando la posizione  dei governi precedenti. Insieme a  sua moglie, Cristina Fernández, Néstor  Kirchner ha dato un contributo enorme alla svolta progressista dell’  Argentina e di tutta la regione. Nonostante gli sforzi, in linea generale non ha goduto delle simpatie di  Washington e dei circuiti commerciali internazionali ma la  storia lo ricorderà  non solo come un buon presidente ma anche come un eroe dell’ Indipendenza latinoamericana.


Traduzione di Annalisa Melandri.

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